Come il fiume by Shelley Read

Come il fiume by Shelley Read

autore:Shelley Read [Read, Shelley]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2023-07-28T13:20:39+00:00


Sedici

1949-1954

Papà morì il sabato in cui fu consegnato l’ultimo raccolto. Come se avesse programmato tutto con cura, la prima mattina in cui la temperatura scese sotto lo zero, i braccianti raccolsero le ultime pesche e lui non si alzò.

Mi sedetti al suo capezzale, con Trota accoccolato ai miei piedi con aria grave, e guardai affranta mio padre. Quando lo toccai per un’ultima carezza, non avrei mai immaginato che una mano potesse essere così fredda.

Venne quasi tutta Iola al funerale, raccogliendosi intorno alla tomba di papà sotto un cielo autunnale più azzurro che mai. Successivamente, quando i compaesani vennero alla fattoria per il cibo e gli ultimi omaggi, seppi dallo sceriffo Lyle che era stato papà a consegnare Seth. Non avendo prove concrete, Lyle non aveva potuto arrestarlo, ma aveva avvertito sia Seth che Forrest Davis che se fossero rimasti non se la sarebbero passata bene. I due erano partiti per la California con la roadster di Seth, mi spiegò, «portandosi appresso i loro malestri».

«È stato molto più di un malestro» dissi, a denti stretti.

Lyle annuì, compunto. Capii dal suo sguardo indagatore che avrebbe voluto farmi delle domande, ma che si stava trattenendo per educazione.

«È giusto che tu sappia che tuo padre ti ha cercata ogni giorno dopo aver consegnato Seth, è andato fino a Gunnison, a Sapinero, a Cebolla, a cavallo di Abel su per le colline» disse, spostando il cibo sul piatto senza mangiare nulla. «Credo pensasse che saresti tornata a casa se avessi saputo che Seth se n’era andato. Mi ha chiesto di tenere gli occhi aperti.»

Riflettei su quanto appena appreso, chiedendomi cosa sapesse papà, se fosse stato il vagabondare sulle colline la causa della tosse che alla fine gli aveva invaso i polmoni, se fossi stata io la sua rovina, come lo ero stata di Wil.

«Può darsi» risposi tristemente, sentendomi pungere in fondo alla gola come se avessi inghiottito delle vespe al pensiero di un’alternativa al trattare il mio bambino come una cosa indesiderata – alternativa che non avevo mai preso in considerazione. Mi dispiacque di aver dubitato dell’affetto di mio padre. Purtroppo era tardi per ringraziarlo e ancora più tardi per riportare suo nipote a casa.

«Mi ha persino fatto trasferire tuo zio» continuò Lyle.

«Trasferire?» domandai, faticando a conciliare il termine con quello che papà mi aveva poi detto di Og – che il «parassita» aveva dei parenti e lo sapeva, ma li aveva contattati solo quando non c’era più una donna in casa a eseguire i suoi ordini.

«A quanto pare Ogden aveva una madre» disse Lyle.

«Tutti hanno una madre» ribattei sgarbatamente, gravata dal peso della giornata.

«Ma non tutti hanno una madre che li ha cercati per quasi otto anni» replicò lui. «Tuo padre ha trovato una sua lettera e mi ha fatto venire a prelevare Og. L’ho accompagnato a Salida e l’ho messo sul treno per Denver. Quel diavolo mi ha imprecato contro per tutto il viaggio.»

«Cosa diceva la lettera?» domandai.

«Che non credeva alle notifiche che aveva ricevuto secondo cui entrambi i suoi ragazzi erano morti durante i primi mesi di guerra.



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